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Da scarto a risorsa: chi seguire per imparare

  • Ghita Bennani
  • 2 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Viviamo in un’epoca di contrasti: da un lato, la possibilità di assaporare piatti provenienti da ogni angolo del mondo, comodamente ordinati con un semplice click; dall’altro, un numero sempre maggiore di persone che fatica a garantirsi un pasto quotidiano. Se da una parte l’abbondanza domina, dall’altra lo spreco alimentare raggiunge livelli inaccettabili, accentuando il divario tra chi ha troppo e chi non ha abbastanza.


Ma qualcosa sta cambiando. Cresce la consapevolezza che il cibo sprecato non è solo un problema etico, ma anche economico e ambientale. E in Italia, da nord a sud, si moltiplicano le iniziative volte a trasformare il potenziale rifiuto in una risorsa concreta, sostenendo un’economia circolare capace di ridurre gli sprechi e al contempo aiutare chi è in difficoltà.


Foodbusters: dagli eventi alle mense social


Matrimoni, feste di laurea, eventi pubblici e privati: sono questi i “luoghi del potenziale spreco” su cui intervengono i Foodbusters.

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Questa realtà si occupa di recuperare il cibo fresco avanzato per redistribuirlo rapidamente a mense sociali e strutture di assistenza. Un modello di intervento che coniuga efficienza logistica e solidarietà, trasformando gli avanzi in una risorsa immediata per chi ne ha bisogno.


Hub di Quartiere: il modello di Milano per la redistribuzione del cibo


Milano ha deciso di affrontare il problema dello spreco alimentare con un progetto strutturato e innovativo: gli Hub di Quartiere. Nati grazie alla collaborazione tra Comune di Milano, Assolombarda e Politecnico di Milano, questi centri fungono da punti di raccolta e ridistribuzione del cibo in eccedenza. Il modello è stato studiato per essere replicabile in ogni quartiere, creando una rete di supporto che coinvolge aziende, associazioni e volontari.


Matrimoni, feste di laurea, eventi pubblici e privati: sono questi i “luoghi del potenziale spreco” su cui intervengono i Foodbusters. Questa realtà si occupa di recuperare il cibo fresco avanzato per redistribuirlo rapidamente a mense sociali e strutture di assistenza. Un modello di intervento che coniuga efficienza logistica e solidarietà, trasformando gli avanzi in una risorsa immediata per chi ne ha bisogno.


Avanzi Popolo 2.0: la rete antispreco di Bari


“Sprecare cibo è la maniera più sciocca di inquinare”, affermano i fondatori di Avanzi Popolo 2.0, un progetto che promuove la filosofia del food sharing. L’obiettivo non è solo donare cibo a chi ne ha bisogno, ma diffondere una cultura della condivisione tra cittadini, imprese e associazioni. A Bari, grazie alla loro rete di volontari, recuperano prodotti invenduti da negozi e ristoranti, collegando i “luoghi dello spreco” con i “luoghi del bisogno”. L’iniziativa coinvolge anche i cittadini attraverso le “raccolte di quartiere”, in cui i volontari girano per i negozi in chiusura per recuperare alimenti ancora perfettamente consumabili.


Equoevento: il catering che fa la differenza

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L’idea di Equoevento nasce da una semplice osservazione: a fine serata, il cibo non consumato nei catering finisce nei rifiuti. Da qui la decisione di intervenire, raccogliendo e ridistribuendo le eccedenze a mense e case famiglia. Oggi l’associazione opera in diverse città italiane e ha persino varcato i confini nazionali, con sedi a Parigi e Madrid.

In pochi anni, ha recuperato oltre 300mila pasti, dimostrando che ridurre lo spreco alimentare è possibile con una rete di volontari e la giusta organizzazione.


Recup: il valore della solidarietà nei mercati rionali


Nata nei mercati milanesi, Recup ha creato un modello semplice ma efficace: raccogliere frutta e verdura invenduta dai commercianti per distribuirla gratuitamente a chi ne ha bisogno. Con oltre 300 volontari e una presenza stabile in diversi mercati italiani, questa iniziativa riesce a recuperare ogni settimana centinaia di chili di prodotti che altrimenti finirebbero nei rifiuti. L’idea alla base di Recup non è solo combattere lo spreco, ma creare un senso di comunità e collaborazione.


Hub di Quartiere: il modello di Milano per la redistribuzione del cibo


Milano ha deciso di affrontare il problema dello spreco alimentare con un progetto strutturato e innovativo: gli Hub di Quartiere. Nati grazie alla collaborazione tra Comune di Milano, Assolombarda e Politecnico di Milano, questi centri fungono da punti di raccolta e ridistribuzione del cibo in eccedenza. Il modello è stato studiato per essere replicabile in ogni quartiere, creando una rete di supporto che coinvolge aziende, associazioni e volontari.


Un futuro senza sprechi: l’importanza di un cambiamento culturale


Queste iniziative dimostrano che combattere lo spreco alimentare non significa solo aiutare i più bisognosi, ma anche ridurre i costi ambientali ed economici dello smaltimento del cibo. Il futuro passa attraverso un cambiamento culturale, in cui il cibo non venga più visto come un bene di consumo usa e getta, ma come una risorsa preziosa da valorizzare. La strada è ancora lunga, ma i segnali di una maggiore consapevolezza sono incoraggianti. L’economia circolare applicata al settore alimentare è una realtà concreta, e con il contributo di tutti può diventare la norma piuttosto che l’eccezione.

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