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Educazione alimentare, la scuola italiana cambia menù

  • redazione
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 3 min

La buona alimentazione entra ufficialmente nell’agenda politica e scolastica italiana. La proposta di legge n. 2378, assegnata alla Commissione Affari Sociali della Camera, mira a introdurre nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado un vero e proprio insegnamento dedicato all’educazione alimentare.L’obiettivo è quello di formare, fin dai primi anni, una generazione più consapevole rispetto a ciò che porta in tavola.


Un insegnamento trasversale e pratico

Non si tratterà di una materia isolata, ma di un approccio trasversale che coinvolgerà insegnanti, psicologi e figure esperte, integrando lezioni teoriche con laboratori, escursioni didattiche e strumenti digitali. Il programma prevede un monte ore annuo di 33 ore, da svolgere all’interno dell’orario scolastico. Gli studenti impareranno a leggere le etichette, a riconoscere gli zuccheri nascosti e a comprendere il legame tra alimentazione, benessere e sostenibilità.


Obiettivi e contenuti

Il disegno di legge punta a sviluppare nei ragazzi un atteggiamento critico verso gli eccessi alimentari e i prodotti ultra-processati, ma anche a trasmettere i valori della dieta mediterranea, patrimonio culturale e salutare del Paese. Tra i temi previsti:

  • la conoscenza delle campagne internazionali contro la fame e per la promozione di un’alimentazione equilibrata;

  • la prevenzione delle patologie legate a una dieta disordinata;

  • l’educazione al consumo consapevole di zuccheri, con particolare attenzione all’età evolutiva.


Mense scolastiche sotto la lente

Parallelamente, il testo interviene anche sul fronte delle mense scolastiche, imponendo l’adeguamento alle linee guida nazionali per garantire pasti equilibrati. Un punto chiave del disegno di legge prevede il divieto di utilizzo di prodotti “super-zuccherati”, ovvero con un contenuto di saccarosio superiore al 10% del peso complessivo. Nel caso vengano impiegati dolcificanti alternativi, sarà obbligatorio specificarne quantità e potere dolcificante rispetto al saccarosio. Unica eccezione: le esercitazioni pratiche degli istituti alberghieri, dove i prodotti dolciari rientrano nelle attività formative.


Un quadro di interventi più ampio

Il disegno di legge si inserisce in un contesto più ampio di iniziative e fondi già attivi per rafforzare l’educazione alimentare nelle scuole. Con il decreto dell’8 agosto 2025, il Ministero dell’Agricoltura ha stanziato 4,6 milioni di euro per il Fondo mense scolastiche biologiche: l’86% destinato a ridurre i costi per le famiglie, il restante 14% a progetti didattici sull’alimentazione e sull’agricoltura biologica.

Il ministro Francesco Lollobrigida ha inoltre annunciato una campagna per promuovere l’uso di prodotti locali e di stagione, puntando sulla salute dei più giovani e sulla sostenibilità delle filiere agricole. Rientrano in questo quadro anche i programmi europei “Frutta e verdura nelle scuole” e “Latte nelle scuole”, che per l’anno scolastico 2025-2026 distribuiranno gratuitamente alimenti freschi, affiancati da attività educative contro lo spreco e a favore della qualità certificata (DOP, IGP, biologico).


Dalla teoria alla pratica

Accanto alle misure istituzionali si moltiplicano i progetti concreti: “Nutripiatto ”, che aiuta bambini e famiglie a costruire pasti equilibrati; e la campagna “A scuola di dolcezza”, che nella sua quinta edizione coinvolgerà oltre 2.000 classi e 50.000 alunni con laboratori creativi e attività di sensibilizzazione.

Sul piano culturale, l’Osservatorio Dieta Mediterranea, guidato da Vito Amendolara, propone di estendere l’insegnamento dell’educazione alimentare anche alle scuole superiori, con il supporto di nutrizionisti e biologi.



Un movimento civico per scuole più sane

Non mancano infine le iniziative dal basso: il cosiddetto “Manifesto di Udine”, promosso da Coldiretti, chiede di eliminare i distributori di snack e bibite gassate dagli istituti e di siglare un patto scuola-famiglia per diffondere stili di vita sani e sostenibili.

Cosa resta da definire

Nonostante l’ampio consenso politico e sociale, restano ancora diversi punti da chiarire:

  • i tempi di approvazione e attuazione del disegno di legge, attualmente in Commissione;

  • la formazione e l’inserimento di docenti specializzati;

  • la reale disponibilità di risorse regionali e locali per garantire mense biologiche e programmi educativi omogenei su tutto il territorio.

 

Una rivoluzione culturale in tavola

Se approvato, il DDL 2378 rappresenterebbe un passaggio storico: l’educazione alimentare diventerebbe parte integrante del curriculum scolastico italiano. Un passo che va oltre il semplice “mangiare sano”, per costruire nei giovani una consapevolezza alimentare e ambientale duratura — quella che potrebbe fare dell’Italia un modello europeo di educazione al cibo e alla salute.

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